Ouija recensione 2016 l'origine del male


Ouija non è soltanto la mia pittoresca esclamazione quando sbatto accidentalmente i testicoli sugli spigoli dei tavoli ma lo strambo nome dato ad una stramba tavoletta utilizzata storicamente in quelle che vengono chiamate sedute spiritiche. 
Non è la prima volta che Hollywood partorisce un film dedicato a questo chiamiamolo strumento anche se di fatto i diritti della tavoletta sono ad oggi della Hasbro e quindi potrebbero richiamare demenziali accostamenti a classici quali Monopoli, Hotel, Risiko e quant'altro.
Il film in questione fa da prequel ad un altro film omonimo del 2014. Un film che era scarso fin nel midollo. 
 
Qui rispetto al predecessore sono stati fatti molti passi in avanti su tutti i punti, a cominciare dall'ambientazione che non è più quella moderna ma quella del 1967 ricreata benissimo dal regista tramite un girato effettuato con vecchie ottiche, tecniche di zoom finemente anni 70\80 e l'aggiunta in post produzione di alcuni effetti interessanti e vintage come le cigarette burns ovvero degli aloni (come delle bruciature di sigaretta appunto) che appaiono circa ogni 20 minuti e che un tempo indicavano il passaggio da una bobina all'altra della pellicola.


Tralasciando questi aspetti 'di forma' andiamo sulla trama che si occupa di una vedova e delle sue due figlie che, come impresa familiare, hanno un'attività di fortune telling ovvero di chiromanzia. In altre parole truffano la gente. 
Il loro target è il povero credulone disperato di turno che vuole comunicare con i suoi cari defunti. 
Tra una fanfarata e l'altra un bel giorno decidono di impreziosire il loro parco minchiate con una di queste famose tavolette che purtroppo per loro li metterà in reale contatto con uno spirito non troppo amichevole.
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Il fatto che la tavoletta della hasbro (scusate se vi ho rotto l'atmosfera) funzioni davvero dapprima viene visto positivamente dalla famigliola che avendo a disposizione uno strumento che realmente si mette in contatto con gli spiriti ha già i simbolini del dollaro al posto delle pupille. Purtroppo però quando la piccola Doris diventa la medium della famiglia, parla col defunto padre, e finisce per essere la vittima designata di un sadico e giocherellone spiritello maligno i sogni di gloria cominciano velocemente a sparire e trasformarsi in incubi ad occhi aperti.
Non il massimo dell'originalità, questo lo avrete già capito. E pur tuttavia avviene il miracolo, sempre più raro ultimamente: il film 'de paura' riesce nel suo intento e...fa paura! 
E' il classico film da salto sulla sedia, americanata di primo livello (e per primo livello intendo quello dotato di un budget non indifferente),  che gioca molto sugli effetti speciali ma lo fa in modo vincente, funzionale a terrorizzare lo spettatore e fargli prendere il proverbiale 'coccolone' o 'salto dalla sedia'. 

*burp*
Le facce deformate ed amorfe della piccola Doris funzionano alla grande, così come anche il background che racconta la storia della casa in cui poi si ambienterà anche il precedente sequel del 2014. 
È ovvio che non ci troviamo di fronte a un capolavoro (altrimenti ne starei parlando con ben'altri toni e con ben'altra profondità) ma è altrettanto ovvio che l'uomo dietro al macchina da presa (Michael Flanagan) ha qui lavorato più che discretamente ed è riuscito a partorire un prodotto decisamente riuscito nel suo non altissimo intento e che si presenta per altro stilisticamente interessante fino all'ultimo fotogramma. 
Gli attori oltretutto (forse anche grazie al budget) sono tutti molto bravi ed azzeccati,  a partire dalla piccola (Doris) che ci regala i momenti più inquietanti dell'Intera pellicola.
Non farò nessuno spoiler sul finale ma lasciatemi dire che il film rompe certe brutte abitudini che ultimamente si hanno negli horror: i lieto fine.

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